Salvatore Satta
«Salvatore Satta è figura complessa: per la profondità del suo sapere e per il continuo intreccio dei piani d’interesse e d’indagine. Dietro la sua biografia, l’affascinante reticolo geografico e cronologico che lo pone sulla soglia di culture diverse senza intaccare il cerchio che lo ricondurrà idealmente a Nuoro con il romanzo “Il giorno del giudizio”.
Con il suo capolavoro letterario, pubblicato postumo nel ’77, Satta consegna alla Letteratura l’immagine eterna di una Nuoro, icona rocciosa, sospesa in un tempo avaro di storia.
Dentro la sua città, e a partire dalla sua casa natale, il narratore percorre i sentieri della memoria che, sola, restituisce l’identità alla gente perduta nel baratro degli inferi. Il passato risorge dal suolo friabile e carsico. Mai terra fu più leggera di quella che ricopre le sue ombre e ricordi mentre lo scrittore, ormai demiurgo, versa l’inchiostro dello scrivere su visi parole e opere fino a ridare spessore di figura ai simulacri del cimitero.
I variegati fili della più ampia cultura filosofica si annodano allora con quelli del più rarefatto discorso giuridico, si intrecciano alla storia personale e familiare, cingono individui che solo la morte riammette all’idea di società. Nuoro rivive come vizio assurdo, diventa il talismano necessario per la chiusura del cerchio. Dono prezioso di un grande scrittore.
Con i “Padrigali”, biglietti mattutini, seminati in salotto o in cucina, diventa, viceversa, un poeta divertito e divertente. Anche la vena poetica, l’ironia, il piacere del testo gli appartengono interamente e disegnano di questo geniale interprete del ’900 letterario e giuridico un ritratto più umano, confermato dal più recente “Mia indissolubile compagna. Lettere a Laura Boschian 1938-1971”, che rivela un Satta inatteso e sorprendente, tenero, scherzoso, innamorato della famiglia. Un involontario e necessario romanzo di formazione, questo epistolario, dal quale non si può prescindere per conoscere il grande scrittore fin nel profondo.»
(Angela Guiso)
La donazione
Alla base di tutto c’è una donazione: quella che nel 1963 scelse di fare il fratello, Filippo, dell’intellettuale nuorese a beneficio del Seminario Vescovile di Nuoro. Nel lascito testamentario, infatti, afferma di voler destinare la casa all’accoglienza delle «donne povere della provincia di Nuoro». Ma è dall’incontro tra l’allora Rettore del Seminario e la cooperativa sociale Progetto Uomo, nel 2009, ad aver origine un progetto articolato, che può presto contare sul sostegno dell’Azienda Sanitaria Locale. Con la collaborazione del Dipartimento di Salute Mentale, infatti, l’attenta lettura dei bisogni sociali della popolazione nuorese porta alla creazione di un Gruppo residenziale di integrazione sociale, un servizio rivolto a «giovani donne che necessitano di accoglienza, sostegno, riabilitazione e accompagnamento al lavoro e soprattutto di un progetto di vita che le veda nuovamente protagoniste della propria esistenza».